La struttura
E’ il più antico e rinomato
santuario della Liguria, grazie alle guarigioni miracolose ed al flusso di
pellegrini. Rientra nella diocesi di Albenga, e si trova tra Capo Cervo e Capo
Berta, poco distante dalla via Aurelia. L’antico e vasto territorio era
denominato Lucus Bormani ai tempi dei romani e le 5 piante della rovere che si
trovano intorno al santuario, sono gli ultimi esemplari di quell’antico bosco. Il
Santuario fu costruito a più riprese. Nel 1400 era ad unica navata con
campanile a sinistra e finestra ad occhio sulla facciata; questa è riprodotta,
orientata a est anziché a nord, nel
dipinto fiammingo conservato nel santuario. Nel 1550 la chiesa subì un
rifacimento complesso e divenne a 3 navate. Nel 1809 con Napoleone fu ribassato il sacrato di
1 metro per evitare all’acqua piovana di entrare e venne realizzata la pavimentazione
a ciottolato. Nel 1860 la facciata venne proposta in stile neoclassico. Il campanile
appare quadrato e massiccio, la cupola a cipolla. La facciata è opera di Ardissone
nel 1860. Oggi le navate sono separate
da pilastri ottagonali e quadrati. I pilastri quadrati sono residui della
vecchia chiesa orientata a nord.
L’altare della madonna, navata sinistra, ha
marmi policromi ed è dove si trova la madonna miracolosa della Rovere. La figura
del bambinello nudo simboleggia la sua umanità, le tre dita alzate la trinità,
le due dita ripiegate la natura divina e umana. L’abito d’oro la regalità,
mentre il velo azzurro simboleggia il cielo. Scultura semplice priva di pregi,
ma magica di spiritualità.
Nella cappella di sinistra un
dipinto fiammingo rappresenta la madonna con un grappolo d’uva (il vino raffigura
il sangue di cristo); la facciata del quadro è la stessa dell’attuale facciata
centrale. Anche un tratto dell’antica via Aurelia è presente nel dipinto.
Particolari che assicurano che già dal 1450 la chiesa era meta di
pellegrinaggio, da Roma a Santiago, e viceversa. E’ presente anche il
crocifisso catalano, legato a un gruppo di pellegrini francesi che dopo la
notte trovarono il crocifisso piantato in terra, e sentirono il Cristo dire che dove è la madre può stare
anche il figlio. Nell’abside troviamo 3 pannelli a tempera: arcangelo Gabriele,
la Vergine Annunziata e san Giovanni Evangelista, in origine uniti. Mentre i fratelli
Gaggini realizzarono l’altare maggiore in marmo di Carrara, restaurato da
Salvatore Urazza nel 2010. Gli affreschi
della volta rappresentano l’apparizione ed il miracolo della rovere.
Il Miracolo
“Il Sig. Giacinto la notte del 3
aprile del 1671, all’età di 50anni, dopo il lavoro di campagna, chiamò la
moglie perché colpito all’improvviso da un’ischemia che gli rese il braccio sx
morto e insensibile. Qualche giorno dopo, Il 18, avvenne l’apparizione. Ad Andora
gli capitò poco prima delle 12 di vedere
una donna vestita di turchino che gli disse di raccomandarsi alla madonna della
rovere e di recarcisi senza aspettare.
La Signora gli fece notare che doveva farlo quanto prima. Così il giorno dopo Giacinto
si diresse al santuario, e durante la
santa comunione gli si offuscarono gli occhi e cadde a terra svenuto. Appena si
riprese, allungò le braccia con disinvoltura, era guarito!”.
Gli
atti sono nell’archivio della diocesi di Albenga. Nel 1671 vi furono 9 miracoli
tutti documentati, come Angelica Viale, che con una paralisi del braccio, della
coscia e della gamba, si recò su un asinello al santuario e guarì! Oppure Caterina,
di 15anni, che da storpia cadde e si svegliò guarita! Vi fu inoltre la
guarigione di Carlo Francesco Viale, affetto da ernia carnosa, che dopo vari pellegrinaggi
vide l’ernia scomparire. La devozione alla vergine così aumentò
Noemi D'Amore
Per le foto si ringrazia www.santuariodellarovere.it
Per info e visite: noemi.damore@gmail.com
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