venerdì 12 aprile 2013

La Cattedrale di Ventimiglia alta: quando un portale diventa più di un ingresso.


Arrivando a Ventimiglia Alta, dopo aver attraversato Porta Nuova ed il piccolo tratto di strada chiuso ai lati dalle alte mura, ci si ritrova davanti ad un'ampia panoramica che da sulla piazza e la sua Cattedrale dedicata alla Vergine Assunta. Questo impatto visivo, che non ci si aspetta di trovare nella zona antica di una città, solitamente chiusa da volte, stretti carruggi e mura, viene ben rappresentato dal portale della Cattedrale stessa. La sua dimensione, rispetto alla grandezza totale della facciata della chiesa, sembra infatti eccessiva, quasi d'ingombro, rispetto a quello che ci si aspetta dal portale di un edificio romano. Anche l'occhio più distratto, non può non osservare come il portale appaia maestoso e imponente, lasciando ben poco spazio ad altre decorazioni o altri ingressi. Fatta eccezione per qualche monofora, il resto della Cattedrale è un "semplice" muraglione di pietra! Lo stesso Nino Lamboglia si occupò di questa particolare discordanza tra il portale e la sua chiesa, giungendo alla conclusione che la struttura risalisse al XIII secolo, mentre "il superbo portale gotico" ad una cronologia più larga, vicina al primo Trecento. Non furono mai eseguiti studi approfonditi sulla datazione del portale, e la fama dell'architetto Lamboglia era talmente alta che si decise di prendere per corretto il periodo indicato da lui. In fondo, tutti gli studiosi hanno sempre concordato sul fatto che il portale fosse "troppo grosso" e "troppo gotico" per essere coetaneo della chiesa, datata 1251. Ma esattamente, quanto tempo dopo è stato realizzato? E perchè in modo così diverso? Possiamo cercare la prima risposta all'interno dei documenti storici, scoprendo che la prima prova che attesta l'esistenza del portale è un disegno del 1350, conservato nell'archivio di Stato di Genova. Si tratta però di una data sin troppo lontana rispetto a quella che verosimilmente potrebbe essere corretta. Un'altra data, forse più attendibile, è quella di un rogito del notaio Giovanni di Amandolesio, del 1258, dove viene indicata una struttura architettonica di un certo respiro, riferita quasi con indubbia certezza alla cattedrale di Ventimiglia.  

Risolto, almeno parzialmente, il problema della datazione, osserviamo adesso gli elementi decorativi del portale, di non certo più facile interpretazione! 
Addossato al prospetto del duomo, l’avancorpo si apre verso la piazza inquadrando l’ingresso attraverso profonde strombature. E’ come un blocco scavato. I vari archivolti a sesto acuto sono scanditi da una serie di costoloni che trovano rispondenza nelle colonnine (tre per parte) attraverso i capitelli figurati. Alla giuntura tra l’arco e la colonnina, troviamo una cornice profilata (sagomata) che corre lungo tutto il portale. Un altro elemento di unificazione è dato dal fregio a denti di sega, che affiora sia sotto le cornici degli spioventi che nella lunetta. Tutto quello che oggi si vede del portale può ritenersi genuino, fatta eccezione per una colonnina di destra che venne sostituita dopo la guerra in quanto fu seriamente danneggiata da un proiettile.


A sinistra i capitelli sono decorati il primo da tre teste umane, incorniciate da un rudimentale sistema ad archetti pensili, con un raccordo sullo spigolo; dopo un mascherone zoomorfo; e l’ultimo capitello ancora da tre teste, la maggiore al centro, sormontate da archetti. Sulla mensola c’è un telamone-ornante nudo.




La mensola opposta presenta invece la figura di un angelo ad ali spiegate (con le mani di sei dita), naturalmente vestito di una tunica lunga. Un altro angelo torna sul primo capitello, insieme a due teste umane e due croci. Nel secondo capitello, due quadrupedi araldici (ossia che rappresentano uno stemma, l’importanza di una famiglia), speculari, dall’apparenza di lepri, mordono una protome umana; l’ultima testa, nel terzo capitello, è fiancheggiata da due mascheroni cornuti, presumibilmente diabolici.


Quella del portale di Ventimiglia è un’architettura che non ha bisogno di scultura, perché tratta l’elemento scultoreo con l’architettura stessa. Questa è l’arte di una vera maestranza di costruttori, i lapicidi. Basta osservare, ad esempio, come la lunetta sia decorata semplicemente dagli effetti chiaroscurali bianchi e neri, senza la presenza di un'ulteriore decorazione come un bassorilievo o un mosaico che solitamente si vedono in altre Cattedrali. Quindi, se da un lato il portale, per le sue grandi dimensioni e per gli archivolti a sesto acuto, puo' riportare all'arte gotica, la sobrietà delle decorazioni riporta subito al vocabolario romanico. A ventimiglia è quindi in atto una sorta di "resistenza al gotico", che invece ha già molta importanza nei portali delle chiese della vicina Francia, questo a causa di un forte legame con la tradizione. 
Gli antelami, esperti nella lavorazione della pietra (lapicidi), si insinuano nel contesto della Riviera dei Fiori, grazie all'espansione politico-militare di Genova, ma solo per divulgare un modello architettonico, una cultura, un potere, che appartiene in quel momento a Genova. La decorazione di un portale diventa così anche un segno di possesso, un modo tangibile per ribadire la propria autorità. Tant'è vero che la bicromia dei suoi archivolti riflette proprio la cultura decorativa genovese. A questo punto, il portale di Ventimiglia non appare poi cosi “sproporzionato” se si pensa che è stato costruito come segno di potenza genovese e che l’unico modo da parte dei lapicidi per rendere l’idea di profondità e lunghezza era proprio quello di creare un avancorpo. Il papa genovese Innocenzo IV si trovò a Ventimiglia proprio nel 1251 e viene spontaneo pensare che proprio in quell'occasione venne deciso di costruire il portale della cattedrale, affidandosi ad artisti importanti come i lapicidi, i quali solitamente facevano parte dell'esercito occupandosi di fortificazioni e rafforzamenti di città e castelli. Chi, quindi, meglio di loro poteva eseguire un'opera "di potere" politico?

Data una risposta anche sul "perchè" del portale maestoso della cattedrale di Ventimiglia, non resta che fare una breve analisi del significto iconografico della struttura. 
I protomi del portale di Ventimiglia, sembrano rappresentare una differenza tra bene e male. Di fatti, l’angelo del capitello a destra, sembra voler proteggere dal vicino male (i protomi indemoniati con le corna) con le sue ali aperte. Questo simbolismo deriverebbe dall’iconografia medievale degli esorcismi.
All’esterno dell’avancorpo i quattro oranti (uomini che pregano) rappresentanti simbolici del popolo di Dio, si atteggiano anche a telamoni (statue che avevano la funzione di pilastri, grecia), quindi a peccatori che reggono un peso, sia pure del tutto convenzionale: la loro gestualità elementare sembra alludere alla necessità della preghiera e della conversione, e insieme alla protezione assicurata dalla chiesa alle schiere dei fedeli.
Una lacuna tutt’altro che accidentale è data dalla mancanza di soggetti legati alla storia sacra. Sui capitelli del portale maggiore della chiesa più importante della diocesi ci sono quasi soltanto teste apotropaiche (che hanno funzione di scacciare il male, scaramantiche)! Come si è visto, la priorità è data dall’architettura e non dall’arte figurativa. Le immagini non seguono una narrazione, ne uno schema e non sono collegate l’una con l’altra, semplicemente ognuna racconta qualcosa a se, principalmente a carattere rituale-magico. La testa mozzata delimita e difende lo spazio sacro dell’edificio, in linguaggio chiaro e comprensibile a tutti i fedeli. Ma trattandosi comunque di edifici sacri, dedicati a Dio, perché le immagini apotropaiche prevalgono su quelle cristiane? Una chiave di lettura potrebbe essere data dal paragone di un libro sacro come la Bibbia. La facciata della cattedrale potrebbe essere vista come la copertina di un testo sacro, che deve avere il vantaggio di trasmettere un messaggio nell’immediatezza  e nella piacevolezza dell’immagine visiva a colpo d’occhio, verso tutti i fedeli, quindi anche quelli meno colti. 
Nella cattedrale di Ventimiglia non c’è alcuna rappresentazione di Cristo, o di Maria semplicemente perché è la stessa Chiesa a rappresentarli, così come per la Bibbia dove è il libro stesso a rappresentarla. 

Il portale della Cattedrale di Ventimiglia alta, quindi, è qualcosa che va oltre un semplice ingresso. Rappresenta, oltre al potere di Genova, un invito ad entrare non solo per i cristiani, ma anche per quella parte della popolazione meno colta, magari ancora pagana, capace di interpretare meglio un simbolo "magico", di buon auspicio (come potevano essere i protomi), piuttosto che un mosaico della Vergine. 
Insomma, un portale capace di abbracciare tutti e tutte le culture, come il panorama stesso di Ventimiglia alta, che con le sue mura abbraccia, ma non opprime, i suoi abitanti. 


Noemi D'Amore

Bibliografia di supporto:  "La pietra e la croce" di Fulvio Cervini

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