martedì 16 aprile 2013

Corso Imperatrice e via P.Agosti: strade lontane, legate da un progetto comune


Il fascino turistico di Sanremo, iniziato nel tardo Ottocento, deve senz'altro essere riconoscente al romanzo "Il Dottor Antonio" che, con i racconti paesaggistici, di buona ospitalità e preziosa qualità dell'aria marina scritti dal suo autore Giovanni Ruffini, fece conoscere la Riviera ai turisti d'oltre confine.
Una delle tante persone note dell'epoca, che fece visita alla bella città dei fiori, fu l'Imperatrice russa Maria Alexandrovna (Maria d'Assia e del Reno), sposa dello Zar Alessandro II ( Aleksandr II Nikolaevič Romanov). La bella Imperatrice soffriva di gravi problemi di salute così, su consiglio dell'amica e contessa sanremese Adele Roverizio di Roccasterone, decise di trascorrere l'inverno nella città dei fiori, dal clima "sempre mite". Anche Alexei Constantinovich, amico d'infanzia dello Zar, disse di aver passato piacevoli settimane in città "trattenuto dalla bontà e dalla benevolezza dell'Imperatrice". La stessa benevolezza che poi i sanremesi le hanno riconosciuto dedicandole il Corso lungo il mare (Corso Imperatrice), per ringraziarla, anche, delle palme che l'Imperatrice aveva donato alla città.
L'idea di costruire una chiesa ortodossa dedicata ai turisti che si trovavo in villeggiatura a Sanremo fu proprio di Maria Alexandrovna.
A sostenere il progetto con forza fu il senatore V. Sabler (ex procuratore-capo del Santo Sinodo, la massima autorità della Chiesa russa), che nel 1882 aveva passato sei mesi a Sanremo anch'egli per curarsi. Secondo le sue parole egli aveva visto di persona quanto fosse necessaria la chiesa (ortodossa) in una città visitata da molte migliaia di malati.  
Purtroppo, l'8 giugno del 1880 l'Imperatrice morì, troppo presto per vedere ultimato il suo desiderio. 
Presa in mano la situazione dal senatore V. Sabler, tornato nuovamente alla carica di procuratore capo del Santo Sinodo, con il decreto di S.M. Imperiale Nicola II (successore di Alessandro II) del 12 marzo 1912 n°9938, il Santo Sinodo approvava il Comitato costituito per l'erigenda Chiesa di San Remo. L'imperatore stesso contribuì alle offerte per la realizzazione dell'opera con duemila rubli d'oro. 
Il Comitato era composto da sacerdoti russi, diplomatici e membri della colonia. Tra essi possono essere citati il vescovo Vladimir Putjata, pastore negli anni 1907-1911 di tutte le chiese russe all’estero; l’arciprete Nikolaj Akvilonov, rettore della Chiesa di Mentone; l’ambasciatore russo a Roma A. Krupenskij; il console generale a Genova principe A. Gagarin; la contessa E. Olsuf’eva; gli architetti A. Scusev, P. Agosti e A. Tornatore; il sottoprefetto P. Bodo; il sindaco di San Remo A. Natta Soleri; il presidente della Società Bancaria Italiana F. Debreaud.
Vicepresidente fu eletto il conte B. Scheremetev, che risedeva stabilmente a San Remo, sebbene anima e organizzatore di tutta l’impresa fosse il conte Giuseppe Tallevici, aristocratico di famiglia russo-romena. Il conte Tallevici e sua moglie prestarono al Comitato un’ingente somma di denaro, che permise di portare a termine i lavori di costruzione.
Per il luogo dove costruire la Chiesa, le autorità locali mostrarono un atteggiamento benevolo e comprensivo e promisero anche di fornire il terreno. Ma fu il Comitato ad individuare un bellissimo appezzamento in centro città, di fronte alla stazione ferroviaria e, simbolicamente, all'inizio di Corso Imperatrice. Tale terreno fu acquistato, nel maggio 1912, con diciottomila rubli e venne intestato al conte Tallevici.
Gli schizzi della costruzione furono eseguiti dall’architetto A. Scusev, celebre esperto di architettura religiosa russa, che in quel periodo aveva effettuato il restauro dell’antica cattedrale di Ovruc e aveva progettato ed edificato il monastero moscovita di Marta e Maria. In epoca sovietica, la sua carriera fu caratterizzata dalla costruzione di importanti edifici di regime, quali ad esempio il mausoleo di Lenin.
I progetti definitivi, sottoposti all’approvazione delle autorità italiane, furono però presentati dall’architetto P.Agosti, il quale può essere considerato il costruttore principale dell’opera. E' a lui che si deve l'abile cromia dei paramenti della Chiesa in diversi materiali, dal cotto al marmo, al cemento, fino alla lucentezza dei mosaici delle sei cupole. L’architetto faceva anche parte della locale giunta comunale e dopo la sua morte gli fu dedicata una via cittadina, via Pietro Agosti.
La prima pietra fu posata il 9 dicembre (26 novembre, secondo il calendario giuliano) da padre Nikolaj Akvilonov di Mentone, alla presenza di numerosi cittadini di San Remo.
Il tempio invece è ad opera dell'iniziale architetto A. Scusev, il quale trasse ispirazione dall'architettura di Mosca e Suzdal' dei secoli XVI-XVII, rifacendosi in particolare agli ornamenti della chiesa di S. Pietroburgo "il Salvatore sul sangue".

Il volume principale del tempio, di forma quasi cubica, è coronato da "kokosniki" (copricapi tradizionali delle donne russe) e da cinque cupole. La chiesa è orientata, secondo la tradizione, ad oriente “verso Gerusalemme”. Alla parte orientale è annessa l’abside, a quella occidentale il nartece, mentre il campanile si staglia presso il muro meridionale. L’altezza complessiva dell’edificio, compresa la croce, raggiunge i 50 metri circa.
L’”ossatura” principale fu eretta in soli cento giorni dalla ditta Vernassa, sotto la guida dell’ing.  Francesco Malacrida. Nelle mura perimetrali, ricoperte di mattoni a vista, sono incastonate croci, mattonelle decorative e trifore con balaustre, di grande eleganza.
Tre ordini di "kokosniki" danno un’impressione di armoniosa transizione alle quattro cupolette strette attorno alla cupola centrale, simboleggianti i quattro Evangelisti attorno al Salvatore o i quattro lati del mondo. Le forme protese verso l’alto delle cupole russe vengono poeticamente paragonate ai cuori dei credenti, tesi al Cielo, oppure alle fiamme delle candele ardenti. Le cupole sono ricoperte da mattonelle policrome sfaccettate, e sono coronate da croci russe a tre braccia.
Il campanile è costruito secondo lo schema “ottagono su quadrato” con alta “tenda” ottagonale e piccola cupola. Mancano le campane, sebbene inizialmente ne fossero previste cinque.
Notevole è il contrasto tra l'esterno riccamente decorato e l'interno spoglio. In realtà furono progettati affreschi che non videro mai la loro esecuzione. Possiamo comunque trovare pregevoli opere come la riproduzione dell'affresco absidale della Cattedrale di S. Vladimiro a Kiev, raffigurante la Madre di Dio che regge l'Emmanuele (opera originale di Victor Vasnetsov).
Verso la fine del 1913 la costruzione era stata completata solo a grandi linee, ma “...per non lasciare senza il conforto della preghiera i compatrioti che erano giunti per questa stagione” fu deciso di consacrare la chiesa e di iniziare a celebrarvi la Liturgia. Il Santo Sinodo inviò a San Remo il vescovo Vladimir Putjata, che il 23 dicembre, in concelebrazione con il clero russo di Nizza, Cannes, Mentone e Roma, celebrò la Liturgia di consacrazione della chiesa, alla presenza del corpo diplomatico russo e della Colonia russa della città. La chiesa fu dedicata a Cristo Salvatore, e l’altare a Santa Caterina martire e a San Serafino di Sarov, da poco canonizzato.

Nel 1940 una bomba, lanciata da un aereo, cadde sull’edificio e sfondò il pavimento. I parrocchiani riempirono la chiesa di sacchetti di sabbia e continuarono a celebrare la Liturgia nella cripta e nella Cappella del cimitero della Foce.

La situazione della chiesa fu complicata da una causa giudiziaria, che nel 1953 il conte Vittorio Tallevici (figlio di Giuseppe) intentò contro il comitato della Chiesa Russa: Tallevici pretendeva la restituzione del denaro prestato a suo tempo per l’edificazione del tempio. Il processo durò tredici anni e si concluse a favore della comunità: si riuscì infatti a dimostrare che il Tallevici, avendo ottenuto dei redditi dalla chiesa, dal terreno e dalla casa annessa, già da molto tempo era rientrato in possesso della somma prestata.

Nel 1961, dopo un restauro di manutenzione eseguito a spese del Comune di San Remo, la chiesa fu dichiarata monumento d’arte. La fama crescente del monumento e le difficoltà in cui versava la comunità russa diedero luogo a numerosi tentativi da parte del Comune di acquistare la chiesa per allestirvi un museo, una biblioteca o altro. La comunità comunque riuscì a restare in possesso del proprio tempio: la sua situazione si semplificò dopo che nel 1966, per Decreto del Presidente della Repubblica, la parrocchia ricevette lo status di persona giuridica e fu riconosciuta come ente morale (gazzetta ufficiale n°275 del 5/11/1966).

Per visitarla:
Indirizzo: Via Nuvoloni 2 - 18038 Sanremo (IM)
Telefono: +39 0184531807
Orario di apertura:
mattino: tutti i giorni dalle 9:30 alle 12:30
pomeriggio: tutti i giorni dalle 15:00 alle 18:30 (18:00 nella stagione invernale)
Biglietto di ingresso: la chiesa russa ortodossa non riceve alcun contributo, vive grazie alla generosità dei fedeli e dei turisti che la visitano; è richiesta per questo motivo a tutti una offerta di 1€ per far fronte ai lavori di restauro.

Articolo a cura di Noemi D'Amore


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