giovedì 4 aprile 2013

Garibaldi e il suo legame con Sanremo


Non voglio raccontarvi chi era Garibaldi, nemmeno parlarvi delle sue grandi imprese o della sua vita, perchè tutti noi sappiamo che è stato un grande eroe!
Quello su cui voglio focalizzare la vostra attenzione, è lo stretto legame che aveva Garibaldi con la città di Sanremo. Forse non tutti sanno che per Joseph Marie Garibaldi, il primo vero maestro di navigazione fu il capitano Angelo Pesante (1799-1852) di Sanremo, al tempo uno dei più illustri capitani di mare del piccolo e medio cabotaggio della Riviera. Fu proprio il famigerato Capitan Pesante, rievocato spesso negli scritti di Giuseppe, ad imbarcare sul suo brigantino Costanza un non ancora diciassettenne Garibaldi facendogli provare così l'emozione di effettuare la sua prima vera traversata marittima, da Nizza fino al Mar Nero e al Mar D'Azov, dove si stava sviluppando una fiorente manifattura di paste alimentari. Nelle sue Memorie, cominciate a scrivere a Tangeri tra il 1849 e il 1850, egli così si esprime scrivendo del capitano: “E' il miglior capitano di mare ch'io abbia mai conosciuto... se la nostra marina da guerra prendesse l'incremento dovuto il Capitan Pesante dovrebbe comandare uno dei primi legni da guerra e certamente non ve ne sarebbero meglio comandati”.
L'ammirazione verso la bella città di Sanremo, Garibaldi la dimostra anche elogiando l'intera comunità di navigatori e di pescatori, per lui maestri di vita e di pensiero, oltre che di navigazione, in una lettera spedita al marchese Filippo Villani, da Caprera, datata 16 gennaio 1878, così esprimendosi: “Voi oggi abitate la città di tutte le mie simpatie. Cotesti valorosi marini di Sanremo furono i primi miei educatori”.
Ma fu l'evento dell'acquisizione della cittadinanza sanremese l'occasione che più di tutte sancì la fratellanza di Garibaldi con la Città dei Fiori. L'evenienza fu tanto onorevole per il Generale quanto per il Comune di Sanremo. Si legge nell'atto ufficiale redatto il 6 aprile 1860: “Aperta la seduta, il Sindaco rimostra come questa popolazione e i suoi rappresentanti tuttora ritengano scolpiti nella loro mente que' fortunati istanti in cui si trattenne fra noi il prode generale Giuseppe Garibaldi, quando deposto il militare comando dell'Italia Centrale, e muovendo poi a Nizza, pronunciava e dirigeva agli accorsi nostri cittadini parole calde di affetto e con pari effetto e trasporto da essi accolte e che rimarranno nel cuor nostro indelebili. Com'egli onorandoci del nome di fratelli annoverava i molti sanremesi coi quali dichiarava esser stretto co' vincoli della più sincera amicizia, e come per questo protestava di riguardare Sanremo qual seconda sua patria […] Il consiglio comunale […] ha per acclamazione conferita, come colla presente conferisce la cittadinanza sanremese allo Illustre Generale Giuseppe Garibaldi.” E tale fu la risposta di Garibaldi il 14 aprile dello stesso anno: “Io accetto con gratitudine il titolo onorevole che mi annovera tra i cittadini sanremesi dai quali io imparai, ben giovane ancora, a disprezzare i pericoli del mare”.
Se Angelo Pesante, che aiutò Garibaldi a fuggire dopo la condanna a morte nel 1834, fu uno dei più grandi amici del grande patriota, non da meno furono altri due sanremesi DOC: Antonio Massabò, che fu direttore del giornale democratico "Il ligure popolare", e soprattutto Augusto Mombello, che, oltre ad aver partecipato come portaordini a fianco del generale nella famigerata Battaglia di Mentana, si adoperò nel 1904 a promuovere la realizzazione di un monumento in suo onore, una gigantesca statua in bronzo, della straordinaria altezza di sette metri ( tre e oltre di piedistallo e tre di statua), che ancor oggi si può ammirare in cima alla Passeggiata dell'Imperatrice. 
Garibaldi è rivolto con lo sguardo verso il mare, pensieroso, come se fosse alla ricerca di una terra amata, e in effetti la visuale è proprio in direzione della sua Caprera. Nelle formelle del massiccio basamento troviamo strofe di bronzo che, come un poema, rapresentano la sua vita, simbolicamente rappresentati, ma con i titoli didascalicamente in rilievo. L'autore immaginò infatti il monumento come un "altare laico", con quadretti illustrativi della sua esistenza, alla maniera delle Vite dei Santi nelle chiese medievali. 
In senso orario, dalla parte anteriore sono rappresentati:
- Elegia della solitudine, dove Caprera è simboleggiata da una fanciulla tra le onde
- Canto d'Amore, dove un'onda si tramuta in due fanciulle che si abbracciano
- Voci di gioia, con un gruppo di fanciulle danzanti
- Grido di libertà, di un guerriero, verso mari e monti
- L'Inno dei Mille, uomini proiettati con grande slancio al di là del mare
- Eroe, trionfo di un guerriero defunto
Il periodo della preparazione, consegna ed inaugurazione del monumento pose Sanremo al centro della vita artistica italiana, con conseguenze  di alcuni artisti. Ad Edoardo De Albertis, scultore e pittore genovese di alto livello, fu commissionato il bozzetto. Sue opere erano nella collezione Marsaglia ed eseguirà il monumento ai caduti di Taggia. Galileo Chini, pittore, scenografo, ceramista tra i più valenti del periodo Liberty, fece il programma illustato per le giornate inaugurali. Nel 1924 affrescherà la gran volta del cinema Centrale. Plinio Nomellini, valente pittore toscano, fece il manifesto. Giovanni Pascoli doveva essere l'oratore ufficiale, ma non potè partecipare per un'improvvisa malattia e fu sostituito dal poeta Giovanni Marradi. D'Annunzio, anch'egli interpellato, aveva rifiutato. Il poeta Angiolo Silvio Novaro parlò in chiusura.
Leonardo Bistolfi consegnò l'opera al Sindaco Orazio Raimondo. I festeggiamenti durarono tre giorni, da sabato 25 a lunedì 27 Aprile 1908. 
Durante l'ultima guerra si pensò di fonderlo per ottenere metallo per cannoni, ma intervenne Carlo Alberto (artigiano, commerciante, pittore amante di Sanremo) che, con un gruppo di coraggiosi, lo trasportò nottetempo e lo nascose in un deposito sito in via Ruffini, dove rimase sino a che non furono date sufficienti garanzie per la sua sopravvivenza.
In Piazza Bresca è oltretutto presente una lapide marmorea che commemora il ritorno del Generale dall'esilio, il 22 settembre 1848, accolto da una folla acclamante, il suo discorso ai cittadini ed il riabbraccio di Garibaldi con il suo amico Angelo Pesante, che lo accolse a braccia aperte nella sua casa che si affacciava sulla piazza. Sulla stele sono incise queste parole: “da questa casa Giuseppe Garibaldi nel dì 22 settembre 1848 confortò il popolo a non disperare nelle sorti d'Italia”. A spingere Garibaldi in direzione di Sanremo, però, c'erano anche motivi di cuore. 
E' ormai più che noto il rapporto sentimentale che il generale ebbe con una gentildonna inglese, Caroline Giffard Phillipson (1832-1893). La donna, che fu anche donna di corte della Regina Vittoria, era attratta ed entusiasta della Causa Italiana perorata dalla Giovine Italia e voleva conoscerne personalmente gli Eroi, e dopo aver dimorato a Roma e Firenze si stabilì in tarda età a Sanremo e vi rimase fino alla morte. Incontrò Garibaldi il 9 aprile 1861 a Torino e chiese di poterle dedicare i suoi Canti Italiani. Dopo quell'incontro la Phillipson si innamorò di Garibaldi e mantenne con lui un fitto rapporto epistolare, che si protrasse fino alla morte dell'Eroe. “Cara e gentilissima donna io vi amo con tutto l'affetto di cui sono capace”, scriveva il Generale alla Phillipson in una lettera spedita da Caprera il 14 ottobre 1867.

Spero di avervi trasmesso il sentimento che univa Garibaldi alla città dei fiori, e il reciproco amore che Sanremo ha da sempre per questo grande personaggio che ha contribuito, essendone lui stesso parte, alla storia dell'Italia e non solo!
Oltre a vedere con i vostri occhi il maestoso monumento, vi consiglio di visitare il  Museo Civico di Sanremo. Nella cosiddetta Camera degli Stucchi, sono oggi presenti varie opere riguardanti l'Eroe (dipinti, rari documenti) nonché un discreto numero di cimeli appartenuti proprio alla collezione personale della Phillipson. Del corpus originario di 34 lettere che facevano parte del carteggio personale fra la nobildonna e Garibaldi, ben 10 sono patrimonio del Museo di Sanremo, in aggiunta ad una serie di oggetti di inestimabile valore correlati a Garibaldi, quali stampe, fotografie, ritratti; persino una ciocca di capelli, un anello, una tabacchiera ed un cappello.


Per Informazioni: noemi.damore@gmail.com

Noemi D'Amore
Fonti: "Sanremo ai tempi del Liberty" di Gastone Lombardi 
e sito web "info-sanremo"

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