martedì 19 marzo 2013

Vita da Conti e Contesse

Vedendo un castello, le persone sono portate a pensare che la vita in quel luogo dovesse essere fantastica! Ricchi banchetti, dame dagli abiti eleganti e pregiati, tendoni in velluto ricamati d'oro! Insomma, un luogo dove monete d'argento,vizzi e peccati erano i veri protagonisti. La realtà però, come spesso accade, era ben diversa da questo lussurioso immaginario.. Nei momenti, assai rari, in cui i Conti e i nobili Signori non erano impegnati in sanguinose lotte territoriali, trascorrevano la loro vita in dimore che oggi, più che castelli, definiremmo "baracche sotto un ponte"; anche se, a Dolceacqua, forse sarebbe meglio dire "baracca sopra il ponte"! Sino al Quattrocento, infatti, la vita dei signori Doria non era particolarmente confortevole: le finestre non avevano vetri ed erano chiuse da semplici stoffe. E se siete mai stati a passeggiare per le vie del borgo in pieno inverno, potrete ben immaginare l'arietta fresca che doveva esserci in casa Doria! E se l'idea del letto a baldacchino vi è sempre sembrata ricca d'atmosfera, dovete sapere che in realtà veniva utilizzata questa struttura per isolare dall'umidità e dalla caduta di insetti dal soffitto.. I servizi igenici non esistevano e l'acqua, rigorosamente fredda, proveniva da una cisterna esterna! Il mobilio? Ridotto all'essenziale: una cassapanca e qualche sgabello. Dimenticate anche i grandi buffet! I cibi erano semplici e poco variati! E se queste erano le condizioni dei signori più ricchi della vallata, vi lascio immaginare come potessero vivere gli abitanti del villaggio.
Per fortuna (dei nobili, ma non del resto degli abitanti) nel Quattrocento, grazie ai grandi cambiamenti dovuti al Rinascimento, il concetto di "castello" prese un nuovo significato. Enrichetto Doria nel 1442 ordinò i primi ingradimenti della struttura, seguiti da quelli voluti da Stefano Doria nel 1565. I locali divennero sede di una piccola corte rinascimentale, con pareti ricche di affreschi (del Cambiaso, noto pittore della Val Nervia e non solo) e ben arredati. 
La qualità della vita migliorò progressivamente, come dimostra un documento del 1717, il quale indica che il castello comprendeva il salone del Principe per i ricevimenti pubblici, oltre due sale, un salotto, cinque camere da letto e due studioli con biblioteca, il guardaroba, la cappella privata, diversi locali per i servizi (il cibo non era ancora ben conservato e poteva dare problemi allo stomaco..) e le cucine, i magazzini del vino, del grano e dell'olio. Facevano parte degli arredi numerosi dipinti con paesaggi e ritratti, statue, specchi, stoffe e oggetti pregiati. Ed è solo in questo contesto, che possiamo tornare con l'immaginario ai ricchi banchetti di paste, carni, ricotta, uova, verdure e frutta, accompagnati da vino rosso "rocense" e bianco moscatello!

Noemi D'Amore
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