venerdì 15 marzo 2013

Il Santuario della Madonna della Rovere



La struttura

E’ il più antico e rinomato santuario della Liguria, grazie alle guarigioni miracolose ed al flusso di pellegrini. Rientra nella diocesi di Albenga, e si trova tra Capo Cervo e Capo Berta, poco distante dalla via Aurelia. L’antico e vasto territorio era denominato Lucus Bormani ai tempi dei romani e le 5 piante della rovere che si trovano intorno al santuario, sono gli ultimi esemplari di quell’antico bosco. Il Santuario fu costruito a più riprese. Nel 1400 era ad unica navata con campanile a sinistra e finestra ad occhio sulla facciata; questa è riprodotta, orientata  a est anziché a nord, nel dipinto fiammingo conservato nel santuario. Nel 1550 la chiesa subì un rifacimento complesso e divenne a 3 navate. Nel  1809 con Napoleone fu ribassato il sacrato di 1 metro per evitare all’acqua piovana di entrare e venne realizzata la pavimentazione a ciottolato. Nel 1860 la facciata venne proposta in stile neoclassico. Il campanile appare quadrato e massiccio, la cupola a cipolla. La facciata è opera di Ardissone nel 1860. Oggi le navate sono  separate da pilastri ottagonali e quadrati. I pilastri quadrati sono residui della vecchia chiesa orientata a nord. 

L’altare della madonna, navata sinistra, ha marmi policromi ed è dove si trova la madonna miracolosa della Rovere. La figura del bambinello nudo simboleggia la sua umanità, le tre dita alzate la trinità, le due dita ripiegate la natura divina e umana. L’abito d’oro la regalità, mentre il velo azzurro simboleggia il cielo. Scultura semplice priva di pregi, ma magica di spiritualità.
Nella cappella di sinistra un dipinto fiammingo rappresenta la madonna con un grappolo d’uva (il vino raffigura il sangue di cristo); la facciata del quadro è la stessa dell’attuale facciata centrale. Anche un tratto dell’antica via Aurelia è presente nel dipinto. Particolari che assicurano che già dal 1450 la chiesa era meta di pellegrinaggio, da Roma a Santiago, e viceversa. E’ presente anche il crocifisso catalano, legato a un gruppo di pellegrini francesi che dopo la notte trovarono il crocifisso piantato in terra, e sentirono  il Cristo dire che dove è la madre può stare anche il figlio. Nell’abside troviamo 3 pannelli a tempera: arcangelo Gabriele, la Vergine Annunziata e san Giovanni Evangelista, in origine uniti. Mentre i fratelli Gaggini realizzarono l’altare maggiore in marmo di Carrara, restaurato da Salvatore Urazza nel 2010.  Gli affreschi della volta rappresentano l’apparizione ed il miracolo della rovere.

Il Miracolo

“Il Sig. Giacinto la notte del 3 aprile del 1671, all’età di 50anni, dopo il lavoro di campagna, chiamò la moglie perché colpito all’improvviso da un’ischemia che gli rese il braccio sx morto e insensibile. Qualche giorno dopo, Il 18, avvenne l’apparizione. Ad Andora gli capitò  poco prima delle 12 di vedere una donna vestita di turchino che gli disse di raccomandarsi alla madonna della rovere  e di recarcisi senza aspettare. La Signora gli fece notare che doveva farlo quanto prima. Così il giorno dopo Giacinto si diresse  al santuario, e durante la santa comunione gli si offuscarono gli occhi e cadde a terra svenuto. Appena si riprese, allungò le braccia con disinvoltura, era guarito!”. 

Gli atti sono nell’archivio della diocesi di Albenga. Nel 1671 vi furono 9 miracoli tutti documentati, come Angelica Viale, che con una paralisi del braccio, della  coscia e della gamba, si recò  su un asinello al santuario e guarì! Oppure Caterina, di 15anni, che da storpia cadde e si svegliò guarita! Vi fu inoltre la guarigione di Carlo Francesco Viale, affetto da ernia carnosa, che dopo vari pellegrinaggi vide l’ernia scomparire. La devozione alla vergine così aumentò

Noemi D'Amore
Per le foto si ringrazia www.santuariodellarovere.it
Per info e visite: noemi.damore@gmail.com

 

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