lunedì 22 luglio 2013

Campanili e.... campanili!

Mastro Nicolosio di Albenga costruì nel 1254 per Giacomo I d’Aragona (imperatore spagnolo) una torre che si rivelò decisiva per la conquista di Buriana. L’architetto e ingegnere militare godeva di un’importante fama, tanto che col re parlava quasi da “pari a pari” e di certo era molto ascoltato. Abituati a vedere lapicidi lombardo-genovesi addentrarsi nella nostra provincia, è strano osservare il processo inverso, di un nostrano migrato a largo raggi!. E’ sempre più comprensibile quindi capire, come l’architettura di un solo luogo sia stata in realtà condizionata dalle zone limitrofe, da artisti stranieri e da altri ritornati da lunghi viaggi e nuove esperienze. 
Intorno al 1000 nei cantieri ottoniani (Germania) nacque il Westwerk (termine tedesco che significa opera occidentale), un corpo occidentale, in genere a due piani, affiancato da due torri; può esservi anche un parte orientale, sempre affiancata da due torri, dando così origine al luogo detto Capocroce armonico. Il Westerwerk rappresenta uno dei più sostanziosi contributi medievali all'organizzazione dell’edificio sacro e alla sua composizione architettonica, e trasforma le basiliche ad asse longitudinale ereditate dalla tarda antichità cristiana in articolate composizioni di volumi, rendendo l’edificio sacro un’invincibile fortezza eretta contro gli assedi del Maligno. L’Italia disdegna il Westerwerk, basta osservare il nord della penisola per vedere come le torri siano in realtà campanili, a volte indipendenti dalla chiesa o altre volte armonicamente raccordate. Alcune regioni sembrano aver sperimentato più di altre, nell’XI  e nel XII secolo, la composizione di una facciata in termini di blocco occidentale, o almeno un sistema di aggregazione di corpi di fabbrica non certo limitato alla giusta posizione di basilica e campanile. Una di queste regioni è proprio il Piemonte (cattedrali di Aosta e Ivrea, a lato). Sebbene gli edifici siano pochi per evidenziare la presenza di una scia di Westerwerk in Italia, sono sufficienti per notare come nord e sud Europa fossero in comunicazione; a ulteriore sostegno aggiungeremo il confronto di edifici medi e piccoli in cui il corpo occidentale è ottenuto, o evocato, innalzando il campanile in facciata e magari facendone ingresso principale. 

Il caso più evidente, col campanile posto propria sopra l’ingresso, è il San Fedele, presso le porte della città. Anche se ritoccata e rimaneggiata, la torre presenta ancora archetti pensili tipici del 1100. L’interno della chiesa si presenta ora in stile goticheggiante a tre navate, simile alla cattedrale della stessa Albenga, e quindi in parte in disaccordo con la facciata, ma visto il rapporto torre-navate, e considerate le aperture del campanile, non è da escludere che quest’ultimo abbia da sempre costituito l’entrata principale. 
Un altro campanile in facciata si vede nella cattedrale di Santo Stefano a Cavatorio (a lato), poco fuori Villanova (Albenga). Il campanile in questione è datato al XII secolo; qui la torre non è in asse con la navata maggiore, ma si imposta sulla prima navatella di destra. Impostazione simile di qualche decennio successivo, ma più omogeneo (fine XIII secolo) è rivelata dalla chiesa di San Giorgio a Montalto (a destra), in valle Argentina, dove il tozzo campanile, impiantato ancora sulla prima navata di destra, non sporge dalla pianta. Il San Maurizio (a sinistra più in basso) di Conio (Borgomaro) è il quarto esempio, dove uno snello campanile precede una chiesa a due navate, di aspetto quattrocentesco.
I casi possibili di Westerwerk atrofizzati sono dunque due, San Fedele e Conio. Negli altri esempi non è il campanile a rappresentare il fulcro della facciata. Dunque nel Ponente ligure qualcuno sembra essersi posto più volte il problema di articolare il prospetto di una chiesa raccordandovi un campanile che quasi sempre sorgeva altrove. In Piemonte questa ricerca del campanile centrale in facciata è ancora più accentuata. La soluzione della singola torre in faccia, sembra quindi un’alternativa al Weterwerk per gli edifici più modesti e denota una partecipazione alla ricerca volumetrico-spaziale che coinvolge l’intero Occidente. 
In zona ingauna, troviamo ancora il minuscolo, ma decisamente arcaico (fine X secolo) San Dalmazzo di Arveglio col campaniletto che ora si trova nella parte posteriore solo perché in seguito l’orientamento della chiesa venne invertito. Questo non significa che San Fedele e Conio abbiamo imitato questo modello,ma di certo esisteva una piccola tradizione locale. In fondo proprio la cattedrale di Albenga ha in facciata un campanile. Esso venne impostato prima della costruzione duecentesca del San Michele, quando la chiesa doveva avere una sola navata e il campanile risultare quindi esterno. Stesso discorso vale per la cattedrale di Embrun, dove l’altissima torre della cattedrale decolla dalla prima campata della navatella di sinistra. Dunque la Alpi meridionali non ignorano né il campanile in vece di facciata, né la torre in qualche modo incombente su prospetti e portali magari non troppo caratterizzati. Proprio a Enburm, il portale di facciata è surclassato per importanza da Portal Royal del fianco settentrionale. Chissà allora che il campanile sul progetto non servisse anche, in termini formali, a riequilibrare le masse. Da escludere invece il campanile di san Martino di Ormea (CN), trecentesco, in quanto la chiesa venne costruita successivamente e si tratta quindi di un Westwerk tardo e accidentale. (ricorda le cattedrali di Bosco Marengo). 
Considerando i rapporti politici e commerciali tra Fréjus e le città liguri in età romanica, non ci si meraviglia che anche qui troviamo tracce di Westwerk nella cattedrale del XII secolo, anche se molto più articolata rispetto agli esempi d’Albenga. 

Noemi D'Amore
(Bibliografia "La Pietra e la Croce" di Fulvio Cervini)


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